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Dal 1452...

UNA LUNGA STORIA

Siamo stabilmente presenti a Sutri come Sorelle Carmelitane dalla seconda metà del XV secolo. Con la bolla Cum Nulla emanata nel 1452 dal papa Nicolò V, la Chiesa approvava ufficialmente la presenza di Monasteri nei quali le donne consacrate a Dio secondo il carisma carmelitano, potevano svolgere la loro vita di preghiera e di lavoro; poco distante dal piccolo castello medioevale divenuto nostra casa di preghiera, esisteva un Convento di Frati Carmelitani sul colle di Santa Maria del Monte Buono al quale le prime beghine, e successivamente le monache professe secondo la Regola carmelitana, facevano riferimento. Nei primi anni del XVI secolo, le Sorelle che vivevano in questo Carmelo abbracciarono la Riforma Mantovana promossa dal b. Battista Spagnoli, approvata alla fine del secolo XV e poi riassorbita nell’Ordine stesso. Il desiderio della riforma si concretizzava in una rilettura del carisma carmelitano con particolare attenzione alla devozione mariana e all’ascolto della Parola del Signore. Lo sguardo rivolto sempre a Maria Immacolata, modello di puritas cordis, la ricerca della solitudine, della preghiera nell’obbedienza, l’osservanza del digiuno e delle veglie notturne, rimangono gli elementi costitutivi del nostro impegno secondo quanto ci hanno trasmesso le prime guide spirituali che seguivano l'ideale della riforma Mantovana. Le Sorelle hanno vissuto in questo luogo consacrato alla "SS.ma Concezione" in fedeltà e continuità, superando periodi di dura prova quali la soppressione napoleonica e la seconda soppressione subita nel 1873.

 

 

 

 

La consolazione del Signore e la protezione della Vergine Maria, si sono manifestate nel corso dei secoli, in un denso quotidiano di impegno spirituale, ma anche attraverso eventi straordinari descritti nelle cronache del Monastero. Ricordiamo i più noti; la parola del Signore rivolta alla venerabile carmelitana Mariangela Virgili (come testimonia lei stessa nei suoi scritti) vissuta a Ronciglione tra il XVII e il XVIII secolo, per indicarle la forma di consacrazione carmelitana alla quale Egli la chiamava per "bocca" del crocifisso ligneo (secolo XVII), conservato nella nostra chiesa; la tavola della Madonna del pellegrino, immagine della Madonna con Gesù Bambino tra le braccia, secondo la tradizione recapitata al Monastero in modo soprannaturale; l'eccezionale protezione dell'antico stendardo (XV/XVI sec.) raffigurante la Vergine in abito carmelitano, affiancata dai SS. Alberto e Angelo, con la cappa aperta su frati e monache (tra le quali la b. Francesca d'Amboise) dietro il quale le monache riuscirono ad evitare l'aggressione dei gendarmi francesi durante la Rivoluzione. La Vergine Immacolata, è dunque “Signora” di questo luogo; nel secolo XVII si sviluppò una federazione spirituale tra i monasteri di clausura del nostro territorio, con il compito di onorarLa in modo particolare. Oggi il nostro monastero è sede della Federazione dei Monasteri italiani; luogo fisico che custodisce e "consegna" alla "Signora", per le mani di S.M.Maddalena de'Pazzi nella cui intercessione la Federazione confida, i desideri di tutte le nostre Comunità per un cammino di comunione sempre più solido e illuminato. L’affidamento all'Immacolata richiede una vita orante personale e comunitaria inserita in un concreto contesto di fraternità, attraverso l’impegno nella liturgia corale, la preghiera personale silenziosa e solitaria in cella e il lavoro comunitario per il sostentamento interno della comunità. 

Tradizioni Mariane del nostro monastero

Per rendere note le tradizioni mariane di cui conserviamo il ricordo, abbiamo scelto di condurre la nostra ricerca soprattutto su antichi testi delle Costituzioni, scritti per regolare l’osservanza e regolamenti per la vita comune: abbiamo consultato anche altri testi che ci hanno aiutato nei collegamenti tra le diverse esperienze qui vissute e il contesto storico nel quale sono maturate devozioni e riflessioni sulla nostra identità. Conosciamo, attraverso la lettura di questi testi, che le prime monache riunite nello stabile hanno aderito ai principi della Congregazione Mantovana e che il nostro monastero è l’unico di detta Congregazione sopravvissuto fino ad oggi. Purtroppo non abbiamo dati sufficienti per risalire alla data esatta di fondazione; un atto di donazione fatta al monastero e datata 1484, ci fa supporre che le monache fossero già presenti negli anni precedenti alla nascita della Congregazione.

Non si può escludere la possibilità che, come già avveniva nei centri di Reggio Emilia, Parma e Brescia anche a Sutri esistessero delle pinzochere riunite in questa antica scuderia abbandonata.

La costruzione del monastero così come oggi lo vediamo nella sua parte più antica, risale probabilmente al periodo compreso tra il 1471 e il 1499 e si caratterizza come monastero fortezza. La data che più ricorre come possibile fondazione è il 1516, anno che segna l’entrata ufficiale del monastero nella Congregazione Mantovana.

Alcuni documenti conservati nell’archivio Vescovile di Sutri, alla data 23 febbraio 1539, ci informano di una “Mater Sora Maria de Sutri Priora... Monastero SS; Maria de Conceptione dè Sutri” dell’Ordine delle Carmelitane: si legge anche di una visita apostolica nel 1574, che specifica l’appartenenza all’antica osservanza.

Sappiamo che uno dei periodi più tristi e sofferti della storia del nostro monastero è il periodo della soppressione, subita negli anni 1810-1815.

Citiamo questo dato perché è legato ad una delle tradizioni più belle che sono state tramandate; l’epoca della soppressione napoleonica, è stata, per le nostre monache, spiritualmente feconda per un rinnovato proposito di santità da raggiungere secondo i principi ispirati dalla Riforma Mantovana. Lo spirito della Riforma ha segnato il nostro cammino e formato secondo i suoi principi la sensibilità spirituale che ancora oggi ritroviamo come preziosa eredità tramandata dalle tradizioni e dall’esempio vivo delle sorelle che ci hanno preceduto.

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La Congregazione Mantovana

 

La storia delle sorelle di vita contemplativa è legata alla storia della Congregazione che si trovò a decidere circa la loro ammissione all’Ordine. L’orientamento del priore generale dell’epoca, il B. Giovanni Soreth, favorevole alla costituzione di un ramo femminile carmelitano, fu determinante per risolvere i dissensi tra i Padri della Riforma in merito alla questione; per essere riconosciuti come Congregazione, accettarono di seguire la vita spirituale delle consacrate carmelitane.

La riforma mantovana si inserisce in quell’insieme di riforme maturate in ambito carmelitano dal XV al XVIII secolo.

Nata dalle congregazioni di osservanza, in Italia tale riforma si è sviluppata negli anni compresi tra il 1413 e il 1442, come importante contributo di riflessione sulla fedeltà alla nostra regola fino al 1783. Il desiderio della riforma si concretizza in una rilettura del carisma carmelitano con particolare attenzione alla devozione mariana e all’ascolto della Parola del Signore, per un progresso nella vita spirituale e una più salda preparazione all’apostolato come servizio, secondo quanto l’epoca suggeriva. II rinnovato fervore nel vivere i voti e la fraternità orante con coerenza e autenticità si traduce per le donne in una scelta di vita contemplativa, un’offerta silenziosa e nascosta della propria vita al Signore. L’osservanza della povertà, con lo sguardo rivolto sempre a Maria Immacolata, modello di puritas cordis, la ricerca della solitudine, della preghiera nell’obbedienza, l’osservanza del digiuno e delle veglie notturne, rimangono gli elementi costitutivi del nostro impegno secondo quanto il beato Giovanni Battista Spagnoli detto il Mantovano, ideatore della Riforma, e i padri che hanno seguito insieme a lui questo ideale, ci hanno trasmesso come prime guide spirituali.“Si può supporre con tutta probabilità che la detta congregazione abbia provveduto il monastero di sapienti norme e costituzioni per vivere una vita di vera perfezione, massime quanto riguardava lo spirito di Povertà, tanto apprezzato e praticato da quella santa Riforma”.

Nel secolo XVII si sviluppò una federazione spirituale tra i monasteri di clausura della Congregazione Mantovana con il compito di onorare la Vergine Immacolata.

Le tradizioni che fanno parte del nostro patrimonio spirituale e sono ancora inserite nell’ordinamento comunitario, sono nate, per la maggior parte, nel contesto storico e “geografico” fin’ora esaminato; col tempo, altre tradizioni comuni ai monasteri dell’Ordine, sono state integrate nei regolamenti e nella nostra storia.

Lo Scapolare; allo scapolare che indossiamo si legano, per esempio, tradizioni comuni, ancora vive in molti monasteri. E' un segno della protezione materna di Maria, manifestazione del suo amore per noi e al tempo stesso impegno ad imitarne la vita. Ci ricorda l'apertura alla volontà di Dio, la crescita nella fede, nella speranza e nella carità, il servizio al prossimo, la preghiera incessante in un dialogo familiare con Dio e la consapevolezza di vivere alla sua presenza.

Per tutti gli iscritti allo Scapolare, celebriamo mensilmente una S.Messa.

La Statio Mariæ; la Statio Mariæ, tradizione conservata da tutti i carmelitani, nel nostro specifico caso, si svolge davanti allo stendardo della Mater et Decor Carmeli, come abitudine secolare in segno di particolare ringraziamento a Maria che ha miracolosamente protetto il nostro monastero, come spiegato nel paragrafo in cui sono citate le nostre tradizioni orali.

La liturgia; il mercoledì e il sabato, in onore della Madonna, cantiamo in gregoriano la S. Messa, onorando Maria secondo i vari titoli a lei dati; il sabato è consacrato alla Madre del Carmelo. In questi stessi due giorni, dopo la recita del santo Rosario, cantiamo le litanie, solitamente recitate.

Alcune tradizioni sono state tramandate oralmente; nei documenti possiamo trovarne brevi accenni che confermano la loro antica pratica. I particolari ci sono noti grazie alla descrizione delle monache anziane che abbiamo conosciuto; il corso dei secoli non ha soffocato lo spirito che animava particolari espressioni d’affetto e devozione per Maria.

La più antica tradizione è legata ad un’immagine della Madonna con Gesù Bambino tra le braccia, inserita in un baldacchino di legno fissato alla grata del coro superiore del monastero.

Si racconta che fu portata da un pellegrino, uno dei tanti che percorrevano la via Francigena e che sostavano brevemente presso il monastero per poi riprendere il cammino verso la meta del pellegrinaggio. Il proprietario di questo piccolo quadro, pittura su legno, stimata del XVIII secolo, prima di riprendere il viaggio verso Roma, consegnò alle monache la preziosa immagine pregandole di custodirla fino al suo ritorno. Le monache...ancora attendono il suo ritorno! La tradizione si è arricchita di leggende circa l’identità di questa persona, fino ad ipotizzare che la Madonna avesse voluto dimorare nel Monastero, trasportata da un angelo “pellegrino”, per confermare la sua vicinanza e la sua materna protezione. Ecco un breve commento estratto da un documento: “Ella protegge non solo in vita, ma anche nel punto della morte, poiché come possiamo attestare fino ad oggi, nessuna nostra religiosa è morta senza l’assistenza della santa immagine. Per lodevole ed antica costumanza, dopo che una religiosa inferma ha ricevuto il sacramento dell'Estrema unzione, oppure anche senza tale sacramento, se il pericolo è improvviso e non vi fosse tempo, si porta la Madonna nella sua cella, e vi si tiene esposta con una lampada accesa, fin tanto che la Religiosa sia passata a miglior vita .Con la materna assistenza di Maria si muore con somma pace, e con la certa speranza di eterna salvezza”. Questa pratica è ancora in uso.

La tradizione più bella e più nota è legata allo stendardo processionale che raffigura Maria in abito carmelitano, affiancata da Sant’Angelo di Sicilia e Sant’Alberto da Trapani; sotto la sua cappa, frati e monache sono inginocchiati in preghiera. Due angeli posti sul lato superiore incoronano Maria, e fanno da cornice a tutta l’immagine. La scritta Mater et Decor Carmeli, ora pro nobis, conclude la parte inferiore e sottolinea l’atto di affidamento a Maria da parte dell'Ordine. L’immagine si avvicina al tipo della Madonna della Misericordia che con le braccia aperte raccoglie sotto il manto i devoti, con la nota originale dei santi che sostengono la cappa mentre Maria ha le mani giunte in preghiera. Lo stendardo era probabilmente portato in processione per le strade del paese, in occasione della solennità della Madonna del Carmine dalle pinzochere e anche dalle prime monache che ancora non osservavano la stretta clausura.

E’ stimato del XV secolo, ma la tradizione a cui ci riferiamo è nata tre secoli più tardi, in era napoleonica. Molti istituti di vita religiosa sono stati distrutti o soppressi; tra questi il nostro nel quale le monache sono sempre riuscite a tornare. Si racconta che in uno degli assalti dei gendarmi francesi al monastero, le monache si sono riunite in preghiera proteggendosi dietro lo stendardo di Maria: tra polvere e spari di baionetta, i gendarmi si sono trovati di fronte all'immagine, avvolta dal fumo, ma ben visibile come immagine sacra. La rabbia e la ferocia ha fatto scagliare ad uno di essi un dardo contro l’immagine di Maria: il dardo si è conficcato sotto le mani giunte della Madonna come se si fosse conficcato in un muro e i gendarmi lo hanno ritenuto tale, non procedendo oltre. Le monache che in quell'occasione hanno avuto salva la vita, hanno deciso in seguito di incorniciarlo e di tenerlo nel luogo più frequentato del monastero. E’ quindi rimasta la bella abitudine di praticare la Statio Mariæ dinanzi a questa immagine ogni sabato sera dopo aver recitato la Compieta.

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Una piccola cappella affrescata su tre lati situata nel nostro giardino, ci ricorda una tradizione che mette in particolare relazione il nostro monastero con il popolo di Sutri. Si tratta di una processione fatta in onore di Maria in data 8 settembre, festa della sua natività; le monache accompagnavano la processione con preghiere e canti mentre il popolo entrava nel giardino attraverso un passaggio aperto sulle mura di cinta del monastero, portando doni preziosi depositati poi ai piedi dell’immagine di Maria con il Bambino in braccio, un affresco di cui abbiamo fatto una riproduzione. Il nome con cui è ricordata questa immagine è Madonna delle Grazie, ma non ne conosciamo l’origine, né abbiamo alcuna traccia scritta di questa pratica.

Maria è accolta e amata da ogni cristiano come Madre e come esempio di vita. L’anima che cerca di ricongiungersi a Dio in un cammino di ascolto, di semplicità ed essenzialità, trova in Maria la guida, la realizzazione umana di questo desiderio innato. I primi eremiti carmelitani hanno fatto esperienza di questa riscoperta nella preghiera e nel silenzio; si è sviluppato così un amore particolare, una tenerezza e una riconoscenza espresse a Maria con una particolare devozione.

Nel secolo XVII si sviluppò una federazione spirituale tra i monasteri di clausura della Congregazione Mantovana con il compito di onorare la Vergine Immacolata.

Nel periodo compreso tra il XIV e XV secolo, una più profonda riflessione sulla verginità di Maria e una ricerca di consonanza tra il cuore del carmelitano e quello della nostra madre celeste, si è trasformato in un’esigenza spirituale orientata ad esaltare “ la purezza come atteggiamento esistenziale di donazione totale a Dio e di conformità alla sua volontà divina”. La cappa bianca che indossiamo è un richiamo alla purità di Maria ed in particolare per le monache che hanno aderito alla riforma mantovana, è un riferimento all’Immacolata Concezione. La purità di Maria è la volontà del cuore e della mente di non offendere Dio con il peccato ed essere a Lui conforme; l’essere immacolata precede la risposta all’invito di Dio e il compiacimento di Dio per la sua creatura. I carmelitani hanno sentito questo momento decisivo della vita di Maria come una festa propria tanto da celebrarla come festa patronale dell’Ordine prima che si onorasse Maria come Madre e decoro del Carmelo. Anche in seguito all’istituzione della solennità carmelitana, la festa dell’Immacolata è rimasta particolarmente cara all’Ordine. La purità della vita interiore si realizza con un impegno costante di ascolto e di confronto con la Parola come ha fatto Maria e affidandosi filialmente a lei, Virgo Purissima, da amare, far conoscere e difendere. La nascita della federazione spirituale di cui il nostro monastero faceva, parte, è un esempio di come queste riflessioni si siano tradotte in preghiere e pratiche per rendere partecipe il popolo dell’esperienza di Maria vissuta dai carmelitani.

Nel 2010 la Congregazione degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica ha decretato l'erezione della Federazione dei Monasteri Carmelitani italiano, intitolata a S.M.Maddalena de'Pazzi. Dal 2011, il Monastero di Sutri è sede della Federazione.  

www.monastericarmelitani.org

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